Il busto di Charles Baudelaire al Giardino del Lussemburgo

Il Giardino del Lussemburgo, in francese Jardin du Luxembourg, è uno dei più grandi giardini di Parigi e il giardino del Senato francese, ospitato nel Palazzo del Lussemburgo.

Inaugurato nel 1612 da Maria de’ Medici, questo giardino è perfetto per chi vuole trascorrere qualche ora di relax all’aria aperta.

Situato nelle vicinanze di Saint-Germain-des-Prés e del Quartiere Latino, questo giardino s'ispira al giardino fiorentino Boboli ed è stato inaugurato nel 1612 da Maria de’ Medici. Vanta una superficie di 25 ettari e si suddivide in due parti: una parte alla francese e una all'inglese. Tra di esse si estende un bosco geometrico e un grande bacino. C'è anche un frutteto che comprende varietà antiche e dimenticate di mele, un apiario per iniziare a conoscere l'apicoltura, serre con coltivazioni di orchidee meravigliose e un roseto.

Il giardino conta 106 statue disseminate attraverso il parco: la monumentale e celebre Fontana de' Medici, l’Orangerie e il pavillon Davioud, la Statua della Libertà realizzata da Frédéric Bartholdi, riproduzione dell’originale donata agli Stati Uniti, la statua di Beethoven, la Fontana dell’Osservatorio ...e tra queste numerose riproduzioni di personaggi famosi e meravigliose opere troviamo il Busto in pietra di Charles Baudelaire.

Questa statua rende omaggio al grande poeta che, da bambino, passeggiava con sua madre nel giardino del Lussemburgo. Opera di Pierre Fix-Masseau (1869-1937), terminata nel 1933, è stata installata nel Giardino del Lussemburgo nel 1941, vicino alla Porte Vavin. Tuttavia, proprio per il marcato carattere artistico di questa scultura, si è poi deciso, nel 1966, di spostarla in un luogo più frequentato del giardino e maggiormente in linea con il talento dello scultore e il genio del poeta. Il monumento si trova perciò ora nei pressi dell'ingresso, rue Auguste Comte, davanti al Liceo Montaigne.

Sul piedistallo c'è una targa su cui è incisa l'ultima strofa della poesia « Les Phares » (i Fari). In questa poesia, pubblicata nella prima edizione dei Fleurs du Mal, Baudelaire citava Rubens, Da Vinci, Michelangelo, Rembrandt, Puget, Watteau, Weber e Delacroix, artisti attraverso il cui genio (scultura, pittura, musica) avevano cercato a suo tempo di avvicinarsi alla bellezza eterna e grazie a questa ricerca infinita e tormentata del divino avevano illuminato, come fari, la loro epoca.
Baudelaire voleva così rendere omaggio alla dignità umana attraverso le arti, anche se nel farlo aveva tralasciato proprio quella che gli era più prossima, cioè la letteratura. Eppure attraverso questa poesia, Baudelaire prosegue in un certo senso la ricerca dell'assoluto dei suoi predecessori e diventando così egli stesso un faro, come risulta agli occhi di molti.

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