Cartoline d’Anniversario: Jean-Claude Izzo. A Marsiglia fra profumi di aglio, menta e basilico

20 anni fa, il 26 gennaio del 2000, moriva a Marsiglia, dove era nato il 20 giugno del ’45, Jean-Claude Izzo.

Nel cuore del Panier

Un itinerario sulle tracce di Jean-Claude Izzo si mescola necessariamente con un percorso sui passi di Fabio Montale.
Un poliziotto, un flic, anomalo: non ha fatto carriera, ama la poesia, il jazz, la pesca e le donne. È nato nel Panier il cuore multietnico della vecchia Marsiglia, a pochi passi dal Vieux Port.
A nord del Vieux Port sul quai della Joliette si affacciano gli uffici del commissariato dove lavora. E’ il porto dove partono e attraccano i traghetti, e Montale li guarda dalla finestra: danno la misura dell’anima mediterranea di Marsiglia, oggi celebrata nello scenografico Mucem, il Museo delle Civiltà dell’Europa del Mediterraneo, architettura di Rudy Ricciotti. Perché come scrive Jean-Claude Izzo: “Marsiglia è l’ultimo scalo del mondo... Il suo futuro appartiene a quelli che arrivano”. Anche Izzo amava il Panier. Al Cafè des 13 Coins, al n. 45 di rue Françoise, si fermava a scrivere, e se chiedete di lui ordinando un pastis vi indicherranno il suo tavolino, dove passava ore. Ed è nel Panier, fra piazze ombreggiate di platani dove si gioca alla pétanque, viuzze labirintiche e scalinate, che sono ambientate le inchieste di Fabio Montale. Ma ci si può spostare anche verso la zona contemporanea di Arenc, e volendo verso i turbolenti e duri Quartieri Nord ("les cités"), dove il commissario Montale andava a stanare i criminali.

Verso le Calanques

Fabio Montale sceglie di abitare in un angolo di mare e scogli, ai margini del Parc National des Calanques. A Les Goudes, minuscolo porticciolo da raggiungere a piedi o in barca. Un posto da fine del mondo: un chilometro dopo Les Goudes, la strada finisce. Ci sono la spiaggia, le scale, le rocce, fra quartieri marsigliesi che per Izzo sono tranquilli villaggi adagiati sul mare: la Vieille Chapelle, la Pointe Rouge, con la spiaggia di sabbia più ampia della città, la Campagne Pastrée, un parco di 120 ettari, la Madrague de Montredon con il porto turistico e la piccola spiaggia. Il Parco è territorio splendido e fragile, 8.500 ettari sulla terraferma, 43.500 ettari in mare, una straordinaria biodiversità, e una flora ricchissima: 140 specie protette di fiori e piante. E una ventina le Calanques, qualcuna più selvaggia, altre “addomesticate”, con i cabanon, i capanni di pescatori, costruiti soprattutto nel secolo scorso, poi ampliati fino a diventare case di vacanza, integrate nel paesaggio. Alla calanque di Goudes, a Callelongue, a Sormiou, i cabanon sono diventati piccoli villaggi, accoccolati in fondo al fiordo. Falesie di calcare bianco, acqua turchese, luminosità che abbaglia, il vento, le onde... Persino un duro come il commissario Fabio Montale le definisce “uno dei luoghi più sublimi del mondo”.

Finale? A mangiare una bouillabaisse

Izzo amava mangiar bene, un piacere condiviso con Fabio Montale (che cucina anche piuttosto bene). E la bouillabaisse è il piatto marsigliese per definizione. Magari da gustare proprio sulla strada delle Calanques, Chez Fonfon al Vallon des Auffes, un porticciolo da cartolina, tra profumi di aglio, menta, basilico (è il titolo di un suo bel libro di racconti dedicato alla cucina del Mediterraneo). Poi si torna a Marsiglia, un ultimo bicchiere al Bar de la Marine sul porto, dove Fabio Montale si fermava per un piatto di calamari fritti con un rosè e dove i ricordi si mescolano con quelli di un altro scrittore e regista, Marcel Pagnol.
Un bel modo per ricordare Jean-Claude Izzo nella sua Marsiglia, vent’anni dopo.